• Noi, ventenni che guardiamo avanti
  • Claudia123
  • 18.10.2022
  • Italienisch
  • 11, 12
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Usa due colori diversi per sottolineare. Uno per i punti importanti, l'altro per le parole che non capiscil

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Caterina, Enrico, Michela. Insieme ad altri tre milioni di italiani hanno compiuto vent’anni nel pieno della crisi. Si son messi in tasca la maturità in un’Italia in cui in soli tre anni i giovani hanno visto sfumare oltre un milione di posti di lavoro. Come si fa ad avere vent’anni in un Paese così? Si comincia col farsi ben poche illusioni, con la consapevolezza forte che un futuro bisognerà inventarselo. Cambiare desideri, aspirazioni, vita quotidiana. Bisogna sgobbare, ma soprattutto essere creativi.

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Abituati a fare i conti con l’incertezza, con il mondo intorno che continua a ricordare loro che di lavoro e di futuro non ce n’è, i ragazzi del ’93 che 10 l’Espresso ha incontrato in tutta Italia hanno una caratteristica in comune: la concretezza, l’arte di arrangiarsi. Hanno messo in stand-by ideali e avventure, per concentrarsi su quello che hanno attorno. Rinunciando ai sogni per ritagliarsi uno spazio qui o altrove. E molti il futuro se lo stanno costruendo mattone dopo mattone, seguendo strade a volte davvero inedite.

I loro fratelli maggiori passano ore al computer ad inviare curriculum. Loro meno. Si angosciano poco per il posto fisso: è un miraggio, punto e basta. Lo sanno bene che il tempo medio per trovare la prima occupazione è arrivato a superare i 30 mesi. E che dopo un anno, nel 60 per cento dei casi, si restaprecari o si torna disoccupati, come ricordano i tecnici dell’Istat. C’è di che perdere la speranza. O da alzare lo sguardo e cercare un mondo nuovo. Perché una cosa è certa, la differenza tra i ventenni e quelli che hanno anche solo cinque o dieci anni in più è enorme.

Loro entrano nel mondo nel pieno della crisi, e i riti di passaggio all’età adulta cambiano. Prendiamo ad esempio quello più classico: quello del viaggio di maturità, considerato fino a poco fa un tradizionale salto verso l’emancipazione. Ormai, un’occasione per pochi: la spesa per il tempo libero è crollata ancora del 5 per cento. Secondo una ricerca del Centro turistico giovanile quest’anno i genitori hanno sganciato in media 300 euro a settimana per le avventure dei figli, quasi la metà rispetto all’estate scorsa. E non è solo una questione di soldi, incombono i test di ammissione. Così l’agosto del diploma molti diciottenni l’hanno passato sui libri. Chini a sottolineare teoremi e concetti per superare uno degli innumerevoli test di un’università sempre più inaccessibile: da Psicologia a Scienze motorie , ogni facoltà ormai ha le sue forche caudine .















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Per le più ambite la selezione è dura: quest’anno a Medicina entrerà solo uno studente su 8. Ci sono pochi posti. E sempre più richieste. A Veterinaria va anche peggio: riuscirà a immatricolarsi un aspirante su 12. Erano il doppio due semestri fa.

Eccoli quindi i nuovi italiani. Costretti a fare i conti, fin da subito, con una concorrenza spietata. Per ottenere “un posto”, un banco, un’occasione. Sarà anche per questo che sono loro, i nati e cresciuti nell’era Berlusconi, i più disillusi rispetto alle istituzioni: nemmeno il 5 per cento dichiara di aver fiducia nei partiti, e non arrivano al 10 coloro che credono nel Parlamento. Il loro disamore però, ricorda Loredana Sciolla, docente di Sociologia a Torino, non significa lontananza dalla “cosa pubblica”. Anzi: i neo-elettori sono i primi e piùimpegnati nel volontariato, l’associazionismo , le campagne a sostegno di una causa globale. Tutto, tranne il Palazzo .

La parola chiave è arcinota (oltre che abusata), ed è partecipazione. I cittadini 2.0 se ne fregano dell’attività parlamentare. Quello che cercano sono azioni di cui possano vedere gli effetti. Relazioni personali. Progetti in cui metterci del proprio. La novità, dicono gli esperti, è che questo modus ha contagiato anche i consumi: «Per i giovani, oggi, il valore di un oggetto, di un’esperienza, è tutto nella condivisione», spiega Andrea Ordanini, docente di Marketing alla Bocconi di Milano: «Negli anni Ottanta e Novanta la pubblicità era orientata a un individualismo sfrenato. Ora è il contrario: conta la tribù, non il singolo. Più che il possesso personale i ragazzi cercano il consenso della comunità. L’importanza di un momento è nel successo di quella foto sui social network».

La Rete d’altronde è lo spazio pubblico più frequentato: il 99,7 per cento degli universitari si connette quotidianamente. Per fare ricerche o per passare 60 ore su Facebook, a cui sono iscritti 23 milioni di italiani, di cui il 18 per cento ha tra i 19 e i 24 anni. Ed è su YouTube che nascono le nuove star, ex bambini che conquistano milioni di fan truccandosi in diretta, spiegando videogame, improvvisando sketch. Tutto realizzato da soli, davanti allo

schermo.

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